Alta Via della Valmalenco
5-11 agosto 2012
VI° giorno venerdì 10 agosto 2012

Rif. Ventina (m 1965) – Passo Ventina (m 2676) – Alpe Giumellino (m 1756) – Alpe Mastabbia (m 2100) – Alpe Airale (m 2097) – Rif. Bosio (m 2086) (Gest.: Lotti Cesare - Tel. 0342 451655)


Partiamo di buonora (è la tappa più lunga) dal rifugio Ventina per risalire la Val Ventina, su traccia di sentiero, lungo il suo pianoro finale, impreziosito da radi larici. Puntiamo così, verso il Passo Ventina (m 2676) con, alla sua destra, il Pizzo Rachele (m 2997) ed, alla sua sinistra, la Cima del Duca (m 2964). Il tracciato segue, alla sua sinistra, il fianco di un’antica morena glaciale, di poco sotto il crinale, portandosi al limite inferiore di un nevaio. Proseguiamo ora tra massi, in sensibile salita, incontrando un’ altro piccolo nevaio che si supera sulla sua destra. Ancora un ultimo tratto, piuttosto ripido, tra grandi massi aggirati da tracce di sentiero con fondo in terriccio compatto. Raggiunto, infine, il passo saremo appagati dal magnifico panorama che il passo ci offre. Dietro di noi, raggiunto al volo con lo sguardo, il Passo del Muretto (m 2562) che, al termine dell’omonima Valle, porta in Svizzera. Alla sua destra il Monte Muretto (m 3104) ed alla sua sinistra, l’elegante forma del Monte Forno (m 3214). Ancora più a sinistra il pronunciato profilo della Cima di Vazzeda (m 3301). Dal passo ci aspetta una prima discesa di circa 300 m che ci porta a raggiungere il primo del tre laghi Sassersa (m 2368). Vale la pena, a questo punto, di aggiungere un piccolo supplemento di fatica (di circa mezz’ora) per portarci ad ammirare anche gli altri due laghi Sassersa (m 2402, il terzo) che formano un insieme di laghi, di origine glaciale, disposti a rosario (il più basso riceve le acque dal più in alto). Ridiscesi al primo laghetto riprendiamo il sentiero e ci portiamo sulla soglia superiore di un vallone roccioso per cominciare a discenderlo, sul suo fianco destro, in terreno brullo ed accidentato. Raggiunto un grande ometto, con nei pressi un ricovero posto sotto ad un grande masso, ci portiamo, con un’ ampio giro verso destra, ad un modesto pianoro (a quota 2200 ca.), luogo ideale per una breve sosta. Alla nostra destra un refrigerante torrentello e, di fronte a noi, da sinistra, il Pizzo Scalino (m 3323), la Punta Painale (m 3247) e la Vetta di Rhon (m 3139). Dal pianoro imbocchiamo lungo uno stretto corridoio, che via via si allarga, per cominciare a scendere, decisamente, il vallone attraversando, più volte, l’alveo del suo torrente di fondo e giungere, alla fine, ad un bivio (quota 2000 ca.). A questo bivio prendiamo a destra (variante sentiero 301-305) per portarci, in breve, all’Alpe Giumellino (m 1756). Dall’Alpe procediamo, per un po’, in quota e, quindi, saliamo decisamente di 200 m per giungere a ridosso di vecchie cave di talco abbandonate (m 2023). Ancora un breve tratto di salita tra boschi, pascoli e corpi franosi, e giungiamo all’Alpe di Mastabbia (m 2100). Pochi minuti ancora, lungo il fianco montuoso, per arrivare all’Alpe Airale (m 2097) e da qui, in breve, al Rifugio Bosio (m 2086), posto sull’alta Val Torreggio, in uno scenario impreziosito da radi larici e dai meandri di un quieto torrente. Qui passeremo la nostra ultima notte assieme.

Tempo percorso: ore 7/8 ca. - Difficoltà: E - Dislivelli: + 1050 m, - 930 m.