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TOUR DEL MONTEBIANCO
3 -9 AGOSTO 2014 |
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Primo giorno domenica
3 agosto: da Les Houches al “Refuge
de Miage”
La nostra prima tappa del Tour du Mont Blanc è dominata nella
prima parte dalla parete di ghiaccio della Aiguille de Bionnassay e, in
seguito, da quelle più lontane dei Dômes de Miage. La salita
in funivia al Col de Voza evita una lunga e poco interessante ascesa al
colle e permette di risparmiare le forze per poter affrontare più
riposati le prossime tappe.
Dall'ufficio turistico di Les Houches si procede lungo
la strada asfaltata in direzione ovest e in un quarto d'ora circa si raggiunge
la stazione di partenza della funivia (Téléphérique
de Bellevue). Dalla stazione superiore della funivia a La Chalette (1801m)
si scende in pochi minuti al vecchio Hotel Bellevue, ormai abbandonato,
nei pressi del percorso del Tramway du Mont Blanc.
Da un bivio poco a monte di Bellevue il sentiero entra nel bosco che ricopre
il ripido fianco della valle di Bionnassay. Superato un cancello un bivio
che conduce a Bionnassay, si prosegue dritti superando un nuovo cancello
per arrivare alla radura dell'Are con splendide vedute verso il ghiacciaio.
Una ripida discesa conduce allo spettacolare ponte metallico sospeso che
permette di superare il torrente. Il sentiero prosegue ora in salita e,
ad un nuovo bivio che conduce ancora una volta a Bionnassay, si prosegue
dritti sempre salendo in direzione del Col de Tricot, 400 metri più
in alto, e superando a svolte una ripida scarpata sassosa. Si giunge quindi
ad un bel pianoro erboso, dove si trovano i resti degli Chalets de Tricot,
ricoperto di rododendri e dal quale si può ammirare l'Aiguille
du Goûter e Bionnassay a monte del ghiacciaio e indovinare, dall'altra
parte della valle, il percorso del Tramway du Mont Blanc. Superato un
ampio canalone erboso grazie al ripido sentiero, si giunge finalmente
al Col de Tricot (2120m, 2h), che divide la valle di Bionnassay a nord
e quella del Miage a sud. Sulla sella si trovano resti di un alpeggio
e si possono già vedere, quasi 600 metri più in basso, raggiungibili
con una davvero ripida discesa a zig zag, gli Chalets de Miage (1559
m, 3/4h). Posto fra gli chalets troveremo il nostro
Refuge de Miage, presso il quale pernotteremo. La valle, al
margine della distesa acquitrinosa dei Paturages de Miage, chiusi dalle
pareti ghiacciate dei Dômes e dalla piramide dell'Aiguille de Bionnassay
(scura da questo lato), è percorsa da una strada sterrata per fuoristrada,
che la collega al fondovalle. |
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Secondo
giorno lunedì 4 agosto: dal Chalet de Miage al Chalet de la Balme
Da qui il TMB supera un ruscello e conduce su una pista
dalla quale, superato un ponte, un segnale indica a sinistra il sentiero
per Le Truc e Les Contamines. Il percorso supera facilmente, attraversando
un bosco, i 160 metri di dislivello che portano al pianoro ed allo Chalet
du Truc (1720m, 40').
Il rifugio si trova su un ampia radura e da qui i ghiacciai sembrano ancora
più vicini di quando li si osservava dai prati del Miage. In direzione
opposta, la vista spazia dalla Val Montjoie più in basso fino alla
Valle dell'Arve.
Si prosegue scendendo la strada sterrata per circa 15 minuti e al primo
tornante si prende a sinistra il sentiero con indicazioni per Les Contamines.
Si scende attraverso un bosco e si raggiunge nuovamente la strada che
si segue fino a raggiungere il posteggio in località La Frasse
(1263m). Seguendo le indicazioni, si prosegue in discesa in direzione
di Les Contamines attraversando la parte alta del paese grazie ad alcune
scorciatoie che tagliano la strada, e si superata la chiesa, in pochi
minuti si raggiunge, prendendo a destra sulla strada principale, l'ufficio
del turismo di Les Contamines-Montjoie (1167m, 1h 10' / 1h 50').
Per raggiungere il campeggio, a due chilometri di distanza dal paese,
si percorrono, in direzione sud, seguendo le indicazioni per Notre Dame
de la Gorge, la strada prima e poi il sentiero segnalato che se ne distacca.
Oltrepassato un ponte sul torrente, si continua sulla strada e in pochi
minuti si raggiunge il Camping Le Pontet (1185m - 2h e 20' dal Refuge
de Miage)
Dal camping le Pontet (1185m) si segue l'ampio sentiero in direzione sud
che risale il fiume e conduce alla graziosa chiesetta di Notre Dame de
la Gorge (1210m, 2h e 40'). Si inizia quindi a salire sulla ripida strada
romana, scavata in buona parte nella roccia, che dapprima raggiunge un
arco, naturale visibile con una breve deviazione sulla destra e, poco
dopo, quando la pendenza diminuisce, supera il bel Pont de la Téna,
prima di giungere al Refuge Nant Borrant (1460m). Entrati adesso nella
Réserve Naturelle des Contamines-Montjoie, si attraversa un ruscello
e, in un quarto d'ora, si raggiunge un bivio che a sinistra, a 100 metri
di distanza, conduce ad un'area sul fiume in cui è autorizzato
il campeggio. Il TMB entra ora in un'ampia conca di pascoli, che ha sullo
sfondo le belle vette calcaree dell'Aiguille de la Pennaz, e conduce al
Refuge
de La Balme (1706 m, ore 4 e 30')
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Terzo
giorno martedì 5 agosto: dal Chalet de la Balme al Refuge Les Mottets
Lasciato il rifugio seguiamo, per qualche minuto, la
pista per fuoristrada che sale lungo il fianco della montagna, per prendere
un sentiero che se ne distacca a sinistra e sale ripidamente fra le rocce,
a zig zag, per circa 30 minuti fino a raggiungere il paludoso Plan Jovet
e i due successivi bivi per i laghi Jovet. Il TMB supera un' altro tratto
roccioso e raggiunge il Plan des Dames, dove un grande cumulo di massi
si dice che segni il punto in cui una dama e la sua damigella persero
la vita durante una tempesta di neve. Aggiungere una pietra al cumulo,
che ricorda un "chorten" nepalese, è un rituale al quale
non ci si può sottrarre. 300 metri più in alto è
visibile il Col du Bonhomme (2329m, 2h ), spesso circondato da larghe
chiazze di neve, a cui il sentiero, sulla destra della vallata, arriva
salendo a tornanti e dividendosi in varie tracce. Un piccolo riparo in
legno offre protezione dalle intemperie; se il tempo invece lo consente,è
possibile spingere lo sguardo lungo la Val Montjoie a nord e il Vallon
de la Gittaz a sudovest, dove si trova il Lac de la Gittaz e il più
ampio Lac de Roselend, e verso cui discende uno dei sentieri che partono
dal colle.
Dalla sella il TMB prosegue in salita sulla sinistra, in una zona più
rocciosa e selvaggia della precedente e apparentemente minacciosa se affrontata
con tempo inclemente. Superati alcuni ruscelli, si giunge ad un grande
ometto di pietra che segna il Col de la Croix du Bonhomme (2483m, 3h),
da cui verso sud il panorama si allarga verso le vette della Vanoise,
protette dal più noto Parco Nazionale delle Alpi francesi. Il Refuge
de la Croix du Bonhomme si trova a 5 minuti di cammino, una cinquantina
di metri sotto il colle in direzione sud.
Se si deciderà di proseguire per la variante del
Col de Fours (per esperti e non consigliata in caso dei maltempo) non
sarà necessario, a meno di altre necessità, scendere fino
al rifugio, ma bisognerà prendere il sentiero che a sinistra conduce
fino ad un traliccio dell'elettricità e quindi seguire le indicazioni.
Dal Col de la Croix duBonhomme al Refuge Les Mottets bisogna prevedere
circa tre ore di cammino. (ore 4 dal Refuge de la Balme)
Dal Rifugio dela Croix du Bonhomme per recarsi a Les
Chapieux, si prende il sentiero a sinistra che attraversa una serie di
prati e ruscelli prima di scendere, abbastanza ripidamente, verso sud
in direzione degli Chalet de Plan Varraro (2006m). Lasciate le baite a
sinistra, si scende ancora rapidamente fino agli Chalets de la Raja (1789m),
dove si svolta a destra, si attraversa un ponte e si segue una pista per
fuoristrada che contorna una collina sulla sinistra. Ad un bivio si prende
la strada più bassa con indicazione per il Refuge de la Nova e,
poco dopo, sulla sinistra, si segue il sentiero che, tagliando per i pascoli,
conduce al minuscolo paese di Les Chapieux (1550m, 5h ca.), adagiato in
un'ansa della Vallée du Glaciers, e all' Auberge de la Nova, l'unico
rifugio che qui si può trovare.
Giunti alle baite della Ville des Glaciers (1789m), dove la variante del
Col des Fours si riunisce al percorso ufficiale, la conca della valle
di apre ancor di più a mostrare sulla sinistra la mole rocciosa
del Mont Tondu. Si gira a destra e, attraversato il Torrent des Glaciers,
si segue la pista per fuoristrada che risale la valle fino alle rovine
di un vecchio hotel. A circa mezz'ora dal ponte si giunge ad un ex cascinale,
ora trasformato nel Refuge
des Mottets (1870m, ore 6/7 ca.).
Il posto ha davvero un'atmosfera particolare, con le vecchie stalle
diventate dormitori e antichi attrezzi del mestiere trasformati in decorazioni.
Il rifugio è l'ultimo posto, prima del rifugio Elisabetta, dove
è possibile rifornirsi d'acqua.
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Quarto giorno mercoledì
6 agosto: dal Refuge Les Mottets al Rifugio Maison Vieille Note:
questa tappa del Tour du Mont Blanc, attraversando il Col de la Seigne,
ci porta in Italia dopo tre giorni passati ad esplorare il lato francese
del massiccio. I panorami che si potranno godere sono fra i più
celebrati dagli viaggiatori di tutti i tempi: le Pyramides Calcaires,
i pascoli della Lex Blanche e i pendii scistosi del Mont Fortin e del
Mont Percé a inquadrare la vetta del Bianco, l'Aiguille Noire de
Peutérey, il Dente del Gigante e les Grandes Jorasses. E' anche
una tappa del Tour du Mont Blanc, tra l'altro, troppo spesso evitata nel
fondovalle da chi, per il poco tempo a disposizione, decide di rientrare
in pullman a Courmayeur. Essa, invece, si rivela essere una parte tra
le più spettacolari del Giro, almeno fino agli impianti sciistici
dello Chécrouit. Magnifici sono i panorami verso i ghiacciai del
Miage e della Brenva e verso l'intero versante italiano del massiccio,
su cui spiccano l'obelisco roccioso dell'Aiguille Noire, i Piloni e le
seraccate del Frêney e del Brouillard.
Dal rifugio il percorso del TMB per il valico di confine
non è particolarmente lungo né arduo, benché abbia
alcune brevi sezioni ripide. Dapprima il sentiero è ampio e guadagna
quota dolcemente, poi si trova a percorrere alcuni tratti fangosi. Raggiunti
i pascoli in quota, si entra in un canalone scavato da un torrente e,
con facilità, si supera l' ultimo pendio che conduce al Col de
la Seigne, posto al confine tra Francia ed Italia (2516m, 2h).
Da qui il panorama si apre sull'intero versante italiano del massiccio,
con l'infilata della Val Veny e della Val Ferret, le Pyramides Calcaires
in primo piano e, più lontane, le spettacolari Aiguille Noire du
Peutery, il tutto dominato dalla vetta del Monte Bianco.
Il sentiero che scende verso il Vallon della Lèe Blanche, semplice
in condizioni di tempo buone, può rivelarsi insidioso se la visibilità
fosse scarsa o se si trovassero ancora chiazze di neve. A 10 minuti circa
dal colle, il sentiero raggiunge una vecchia casermetta, ora trasformata
in museo e, più a valle, superato un guado e ormai divenuto comoda
carrareccia, costeggia l'ampio pianoro erboso ai piedi delle Pyramides
Calcaires fino a raggiungere l'Alpe inferiore de la Lèe Blanche,
che si affaccia sul Piano di Combal. A sinistra, già visibile e
raggiungibile con un breve sentiero, belvedere sul ghiacciaio della Lèe
Blanche e sull'Aiguille de Trélatête, si sale al Rifugio
Elisabetta (2200m, 1h 30').
Dal Rifugio Elisabetta si discende all'Alpe Inferiore della Lex Blanche
dove, dal Lac Combal, giunge una strada sterrata, evitabile in alcuni
tratti tagliando per evidenti sentieri fino al fondovalle. Da qui si segue
la strada costeggiando il lago, lungo un tratto pianeggiante ma non per
questo paesaggisticamente meno interessante, fino al ponte di Combal (1950m,
3h ca., oltre il quale comincia la strada asfaltata della Val Veny che
in circa 40 minuti raggiunge Visaille e il capolinea dei pullman per Courmayeur.
Per continuare a seguire il TMB, circa cinquanta metri prima del ponte,
sulla destra, il sentiero porta dapprima ai ruderi dei casolari dell'
Alp Vieille inferiore (2072m) e poi, salendo in maniera più decisa,
attraverso i pascoli con panorami sempre più ampi sul ghiacciaio
del Miage, a quelli dell' Alp Vieille superiore (2302m). Tutto il versante
sud del massiccio è ora visibile e più si continua a salire
più si mostra in tutta la sua impressionante grandezza. Lasciata
l' Alp Vieille superiore, infatti, il sentiero guadagna ancora quota,
superando sulla sinistra una spalla che discende dal Mont Favre e, in
20 minuti circa, raggiunge, ad un colle, la massima altitudine di questa
tappa (2430m, 5h ca.). Si discende quindi a mezza costa, superando un
torrente e un piccolo laghetto, e, perlopiù su pendii erbosi, ma
a volte anche fra gli alberi, attraversato un canalone, si raggiunge dapprima
il lago Chécrouit (2165m) e in seguito il Col Chécrouit,
dove si trova il Refuge
la Maison Vieille (1956m, 7h ca.). Il paesaggio,
pur deturpato dalle infrastrutture del comprensorio sciistico, offre comunque
belle vedute attraverso la valle.
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Quinto
giorno giovedì 7 agosto: dal Rifugio Maison Vieille al Rifugio
Bertone
Da qui sarebbe possibile scendere a Courmayeur, dapprima
in seggiovia e poi in funivia.
Per continuare l'itinerario, dal rifugio si deve seguire, a destra, una
pista con indicazioni per Dolonne. Al successivo incrocio si terrà
ancora la destra e, a 5 minuti circa dal rifugio, si troverà sulla
sinistra il sentiero segnalato TMB. Dapprima in piano, poi in discesa,
si raggiungono il Rifugio Randonneur (1890m) e, superati gli impianti
di risalita, a seguire, i casolari di Plan Chécrouit (1701m) e
una strada sterrata. Si prende a destra e, circa 10 minuti più
tardi, un'indicazione per il TMB segnala a sinistra un sentiero che permette
di tagliare parte della strada, alla quale si ricongiunge in seguito.
Dopo un tornante, un altra scorciatoia sulla sinistra attraversa il bosco
e ci conduce, ripidamente, sulla strada asfaltata appena sopra il paese
di Dolonne (1210m, 1h 30'). Si attraversa il paese e, superato il fiume,
si segue la strada che conduce al centro di Courmayeur (1228m, 2h ca.)
Scesi alla piazza della chiesa di Courmayeur (1226m) riprendiamo l'itinerario
del TMB che si insinua, fra la chiesa stessa e la casa delle guide, nella
stretta via che presto diventa Strada del Villair. Si rimane sulla strada
che, in salita, conduce fuori da Courmayeur attraverso giardini ed edifici
fino al limite superiore di Villair (1327m), dove da asfaltata diventa
sterrata; la si continua a percorrere fino a un bivio ben segnalato e,
tenendo la sinistra, si attraversa il ponte sul torrente. Poco dopo, sulla
sinistra, un sentiero fra gli alberi permette di tagliare alcuni tornanti
della strada, alla quale in breve si ricongiunge. Si gira a destra e dopo
pochi passi si prende a sinistra il sentiero, segnalato TMB, con indicazioni
per il rifugio Bertone (1460m, 3h ca.).
Lasciata la strada, salendo fra gli alberi e attraversando rari spazi
aperti, il sentiero, ben tracciato, presenta tratti molto ripidi e vari
tornanti, ma, preso ad un passo tranquillo e senza fretta, può
risultare comunque piacevole. Dal bivio sulla strada, in circa 1 ora e
1/4 si raggiunge, appena sopra il limite di vegetazione, l'abitato di
Le Pré, dominato dal Rifugio
Bertone (1989 m, 4h ca.).
Subito prima di arrivare al rifugio si può godere di una meravigliosa
vista del Monte Bianco, dell'Aguille Noire e, 700 metri più in
basso, di Courmayeur. |
Sesto
giorno venerdì 8 agosto: dal Rifugio Bertone al Rifugio Elena
Seguendo il sentiero a destra del rifugio si raggiunge
una tavola panoramica (2030m) presso la quale il sentiero si divide: a
sinistra procede per la Val Ferret lungo il nuovo percorso del Tour del
Monte Bianco, a destra, invece, si inerpica verso la cresta del Mont de
la Saxe. Prendendo il bivio a destra, il sentiero percorre il versante
del Mont de la Saxe che dà sulla Val Ferret, donando magnifiche
vedute verso il Col de la Seigne, con l'Aguille Noire e le Grandes Jorasses
a far da quinta, e verso il Monte Bianco con i suoi ghiacciai e le sue
pareti rocciose. Il sentiero si insinua ora fra boschetti di ginepri e
di larici e cespugli di mirtilli, poi attraversa prati offrendo sempre
viste impagabili ad ogni passo: quando si biforca a monte delle rovine
dell'Alpe Lechey (1938m) si prosegue mantenendosi sul sentiero principale
attraverso alcuni pascoli e in 30 minuti si arriva alle stalle dell'Alpe
Léche (1929m). Il percorso ora guadagna quota e quindi continua
nuovamente a mezza costa.
Entrati nel Vallon d'Armina, si scende verso il torrente. Si supera il
torrente grazie a un ponticello, quindi si scende verso le baite dell'Alpe
Arminaz (2033m, 2h ca.) dove il sentiero piega improvvisamente a destra
e si congiunge ad un altro sentiero. Il TMB prosegue invece sulla sinistra,
aggirando, con una leggera discesa, una collinetta e passando in mezzo
ad un bosco di larici, prima di raggiungere l'Alpe Sécheron. Si
passa a monte delle baite e si prosegue fino a giungere ad un altro bivio
in circa 20 minuti. Si prende il sentiero a destra e si sale il ripido
pendio per raggiungere il Rifugio Bonatti (2025m, 3h ca.).
Lasciato il Rifugio Bonatti si risale in pochi minuti fino alle baite
dell'Alpe Malatrà, dove si prende, a sinistra, il sentiero che
attraversa il vallone. Si superano tre torrenti, il secondo dei quali
offre la visione di una bella serie di cascatelle, e si prosegue sulla
sinistra scendendo verso i casolari in rovina dell'Alpe Gioè (2007m).
Si passa in mezzo alle rovine e, quando il sentiero si biforca, si prosegue
sempre diritto risalendo verso il crinale. Una volta che lo si è
raggiunto, a circa venti minuti dal rifugio, il sentiero inizia a scendere,
e permette di cominciare ad osservare la grande parete morenica dal ghiacciaio
di Pré de Bar che si trova quasi alla fine della valle.
Il fianco della montagna è qui ricco di rododendri, mirtilli e
larici, e la vista offre bei paesaggi mentre il sentiero, con moderati
saliscendi, conduce verso l'inizio della Val Ferret, attraversando lungo
il percorso diversi piccoli ruscelli. In poco più di un'ora si
raggiunge la baita ristrutturata dell'Alpe Arnouva (2003m), all'incrocio
del sentiero per il vallone di Belle Combe, dove, piegando a sinistra
in direzione di Courmayeur, si inizia la ripida discesa a svolte verso
il fondo della valle, che si raggiungerà nei pressi dello Chalet
Val Ferret (1784m, 5h ca.) a poco meno di due ore dalla partenza dal rifugio
Bonatti. Nelle vicinanze si trova il capolinea del pullman che in circa
45 minuti potrebbe condurre a Courmayeur: gli orari di partenza sono segnati
sulla palina e i biglietti si possono acquistare a bordo.
Dallo Chalet Val Ferret si segue la strada asfaltata per circa 100 metri,
si svolta a destra per attraversare un torrente e si prosegue fino ad
un posteggio. Da qui si può scegliere se prendere il sentiero che
sulla destra sale lungo il fianco della montagna o proseguire lungo la
più noiosa strada non asfaltata (i tempi di percorrenza sono pressoché
uguali). Il sentiero, sempre in salita, raggiunge un gruppo di baite in
rovina e supera un torrente su un nuovo ponticello, prima di affrontare
l'ultima ripida salita verso il Rifugio
Elena (2062m, 6h ca.). Costruito addossato
al fianco della montagna perchè fosse protetto dalle valanghe (il
precedente rifugio negli anni '50 è andato distrutto proprio in
questa maniera), il rifugio offre una magnifica vista, appena al di là
della valle, del ghiacciaio Pré de Bar, che scende dal Mont Dolent,
e della parete est delle Grandes Jorasse
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Settimo
giorno sabato 9 agosto: dal Rifugio Elena a La Fouly (CH)
Note: la nostra ultima tappa del
Tour du Mont Blanc saluta il versante italiano del massiccio per entrare
nella idilliaca Val Ferret svizzera: la vetta del Monte Bianco non sarà
più visibile, se non percorrendo le ultime tre tappe del TMB (che
non faremo) e fino a che non si supererà il confine tra la Svizzera
e la Francia.
Pascoli, alpeggi, paesaggi bucolici e villaggi che sembrano fuori dal
tempo caratterizzano le prime due tappe in territorio elvetico, che, percorrendo
tutta la valle, permettono di arrivare a Champex, il pricipale centro
turistico attraversato dal TMB in Svizzera.
Due sono i sentieri che, a monte del Rifugio Elena, permettono di attraversare
la frontiera, ma è quello più a sud (e più alto)
che viene percorso dal TMB. Dietro il rifugio, il facile e popolare sentiero
si allontana dal ghiacciaio e dapprima gira a destra per superare il crinale
e poi, con una serie di zig zag, raggiunge un gruppo di casolari in rovina,
nei pressi dei quali è possibile trovare dell'acqua. Passate le
rovine, il sentiero sale ancora un poco prima di piegare a sinistra ed
arrampicarsi verso il Col du Grand Ferret (2537m, 1h 30'). Il passo permette
per la prima volta di gettare lo sguardo in Svizzera, dove il paesaggio,
rispetto a quanto ci si è lasciati alle spalle, risulta meno drammatico.
Solo l'innevata Grand Combin, è degna di attenzione verso est,
mentre, guardando a nordovest, lungo lo spartiacque, interessante da osservare
è il Mont Dolent e alla sua sinistra l'Aiguille de Triolet. In
ogni caso è volgendo lo sguardo alle proprie spalle che il paesaggio
offre una vista impagabile, con l'infilata della Val Ferret e della Val
Veny con il Col de la Seigne in lontananza. Una tavola di orientamento
aiuta ad identificare i punti più interessanti del panorama.
Spesso la neve permane per tutta l'estate sul versante svizzero del colle,
dove i declivi erbosi sono punteggiati di pozze d'acqua. Il sentiero è
decisamente ben segnato: dapprima piega a sinistra, quindi gira verso
est. A circa 8 minuti dal colle, un sentiero sulla sinistra si allontana
dal percorso del TMB e conduce, a breve distanza, ad uno spettacolare
belvedere che permette di abbracciare per quasi tutta la sua lunghezza
la Val Ferret svizzera. Rimanendo sul sentiero principale, si percorre
a mezza costa tutta la valle laterale, tenendo le montagne sulla sinistra,
fino a raggiungere l'alpeggio di La Peule (2071m, 3h ca.). Il percorso
classico del TMB da qui segue la strada sterrata che in discesa raggiunge
in circa 30 minuti a fondovalle un ponte sulla Drance de Ferret (1775m).
Si attraversa il ponte e si risale sull'altra sponda fino ad una strada
asfaltata appena sotto una fattoria. Questa è l'unica abitazione
visibile in questa parte della valle, che si insinua stretta da entrambi
i lati verso nord ovest. Si prosegue lungo la strada che in 20 minuti
circa dal ponte conduce al piccolo paese di Ferret (1705 m) e, poco più
avanti, al centro turistico di
La Fouly (1600 m; ora 4 ca.).
A La Fouly troveremo il nostro pullman con il quale, dopo il tradizionale
“pic-nic” percorreremo tutta la Val Ferret svizzera, fino
ad Orsières, per poi rientrare in Italia attraverso il Passo del
Gran San Bernardo.
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Note finali: per questo nostro
tour, per il quale non sono previste particolari varianti più impegnative,
in considerazione delle non eccessive quote raggiunte, nonché della
tipologia dei sentieri, molto frequentati e ben segnalati, non riteniamo
sia necessario portare con sé particolari attrezzature. Si consiglia,
per ogni evenienza, in aggiunta al solito equipaggiamento per i trekking
di più giorni, di aver nello zaino un paio di ramponcini da ghiaccio,
viste le abbondanti nevicate della scorsa stagione invernale e primaverile.
Sarà cura dei coordinatori di dotare il gruppo di quant' altro
si ritenga possa servire (una corda, dei moschettoni, kit sanitario ed
altro).
Coordinatori: Gobbo Giampiero, Rossi Paolo, Palese Walter |
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