Itinerario macchine:
Da Biadene o Treviso all'Albergo 4 Valli poi Tai di Cadore, da dove si prosegue sulla SS 51Bis verso Auronzo, fino ad imboccare la SS 52 per il Passo della Mauria. Superato il Passo si scende verso Forni di Sopra. A Chiandarens, loc. Andrazza si imbocca, sulla destra, la strada che si inoltra nella Valle del torrente Giaf, fino a giungere al parcheggio in corrispondenza del divieto di transito (m.1031).
Itinerario escursione:
a) Al Rifugio Giaf
Lasciata l’auto si imbocca la
pista di servizio al Rifugio, che si segue fino al primo tornante dove un'indicazione
ci segnala l'inizio della scorciatoia per il rifugio Giaf (segnavia CAI n.346).
Il sentiero inizia a salire in un bosco misto di faggio e abete rosso. In seguito,
in ambiente più aperto, si costeggia il torrente Giaf. Si oltrepassa
il torrente con l'ausilio di alcune passerelle in legno e si raggiunge, temporaneamente,
la sua sinistra orografica. Il sentiero rimonta ora, con ripidi tornantini consolidati,
un versante caratterizzato da un rado bosco, che va arricchendosi di larici
e mughi. Dopo essere rientrati nuovamente nel bosco la pendenza si appiana ed
il sentiero interseca nuovamente il greto del rio raggiungendo, ben presto,
una malga e, poco oltre, una chiesetta ed il rifugio Giaf (m 1400)(1h30 ca.)
b) Anello di Bianchi
Premessa:
Il sentiero, realizzato dalla locale Sezione del CAI e dall'alpinista Marco
De Santa con la collaborazione dell'attuale gestione del Rifugio Giaf, non presenta
alcuna difficoltà alpinistica e pertanto è classificato come "
E " (itinerario escursionistico).
Il dislivello totale in salita è di circa 420 m. ed il tempo di percorrenza
fatto in tutta tranquillità, comprese le soste per ristorarsi ed ammirare
il paesaggio, va dalle due e mezza alle tre ore.
Per la realizzazione del percorso si è utilizzato in parte la sentieristica
CAI della zona ed in più sono stati recuperati lunghi tratti di vecchi
sentieri oramai sepolti dalla vegetazione.
Quest'itinerario è stato denominato "Anello di Bianchi" in
omaggio alla memoria della guida alpina fornese Igino Coradazzi detto "Bianchi"
ed estesa a tutta la famiglia "Bianchi" che per molti anni ha gestito
il Rifugio Giaf.
L'anello si trova inserito all'interno del Parco naturale delle Prealpi Carniche:
una vasta area di tutela ambientale (31000 ettari), che si Il Rifugio GIAF estende
dalla Val Cellina a Sud alla Val
Tagliamento a Nord e che vanta al suo interno un
ricco patrimonio faunistico, floristico e paesaggistico.
Percorso
Si lascia il rifugio incamminandosi verso NO lungo il sentiero pianeggiante,
contrassegnato dal segn. 346, che porta in breve al greto di un ruscello ed
inizia la salita affrontando il tratto a fondo ghiaioso che sale verso Forcella
Scodavacca. Abbandonato tale percorso dopo poche decine di metri, s'imbocca,
verso destra, la deviazione per il Cason dal Boschet (segn. 340). Il sentiero
si snoda inizialmente attraverso un bel bosco di abeti e larici, aggirando verso
NE le pendici del Monte Boschet. Lentamente si scopre alla vista l'intera verdeggiante
Valle di Forni; si è quasi in cima. Si percorrono le ultime balze erbose,
mentre il bosco riacquista consistenza ombreggiando il tratto finale, che permette
di raggiungere i 1700 m del pianoro erboso sommitale. Superata la parte più
impegnativa dell'anello, ci si può rifocillare godendo dell'ampissima
vista. Ripresa la via, i riferimenti segnaletici portano ad oltrepassare il
"Cason dal Boschet", sicuramente utile in caso di emergenza. Inizia
qui la parte più suggestiva e meno nota del percorso. Si affrontano le
cenge erbose pianeggianti che solcano il versante SO del Monte Boschet, le quali,
assieme alle tracce del vecchio sentiero, sono state ripulite dai mughi che
le avevano sommerse. Dopo alcune centinaia di metri, aggirando un costone, appaiono
all'improvviso la rossastra sagoma verticale della Torre Spinotti e il geometrico
intaglio della Forcella Scodavacca. Di fronte, le guglie dei Monfalconi sembrano
ancora più suggestive del solito. Si percorre l'intero costone dominante
il Rif. Giaf superando alcuni colatoi di slavine. Dove il bosco riprende il
sopravvento sui mughi si ritrova il sent. 346 (1600 m). Lo si segue per alcune
centinaia di metri in leggera salita, innalzandosi sino a quota 1660. A questo
punto il segnavia invita a prendere a sinistra e s'inizia l'attraversamento
in direzione S della zona denominata "Las Busas di Giaf". Una serie
di infossature erbose ricche di fiori e piante di ogni specie fanno da cornice.
Si guadagna ancora un po' di quota sino all'incrocio con il sentiero 354 (1715
m). La Forcella da Las Busas ci sovrasta con i suoi ghiaioni, mentre, seguendo
il sentiero 354 verso E, si ridiscende un po' verso il rifugio, il cui tetto
sovente s'intravede fra la vegetazione. A quota 1690 m, sempre seguendo le indicazioni
sulle rocce, si prende decisamente a destra verso il costone roccioso dominato
dalla Torre di Forni. L'intaglio fra due spuntoni di roccia che si notano di
fronte a noi (1700 m) è il nuovo punto di riferimento. Esso costituisce
un vero sipario fra due scenari diversi. Alle spalle si lascia l'imponente massiccio
del Cridola, digradante fino al Boschet, ed il sentiero appena percorso, che
appare nettamente intagliato in mezzo alla vegetazione. Di fronte la vista si
apre sulle pendici dei Monfalconi, sulla Forcella Urtisiel e, più distante,
verso Cimacuta e le altre cime contornanti la Valle di Forni. Oltrepassato l'intaglio,
si affrontano con cautela gli stretti tornanti ricavati sul ripido pendio ed
attrezzati con una funicella fissa, quindi, seguendo un tratto ancora ricavato
fra i mughi, si raggiunge il sent. 342 (verso Forcella dal Cason e Biv. Marchi
Granzotto). Lo scenario di fronte si è aperto verso la verdissima zona
delle malghe e delle Alpi Carniche. In primo piano Varmost, più lontana
Tragonia, di cui si può scorgere il tetto della casera, sullo sfondo
le moli imponenti del Clap Savon e del Bivera. Si prosegue in discesa lungo
un'infossatura fra i mughi, sino ad incrociare, a quota 1580 m, il sent. 361
(verso Forcella Urtisiel e gli itinerari "Truoi dai Sclops" e "Carnia
Trekking"). Il tranquillo ritorno al rifugio Giaf, con le ginocchia un
po' stanche, permette le riflessioni finali su questo itinerario riscoperto
e sulle persone che prima di noi hanno percorso questi sentieri, magari per
un lavoro gravoso ed ingrato sui magri pascoli o nei boschi. Per ritornare infine
al punto di partenza si può utilizzare il medesimo itinerario dell’andata
oppure la più riposante carrareccia di servizio.
Dislivello: 800 m. ca. da fondovalle
difficoltà: E + Percorso di medio impegno principalmente su sentiero,
con un breve tratto impegnativo, attrezzato con corda. La discesa avviene sempre
su sentiero con all’inizio alcuni tratti un po’ ripidi ma scalinati
e sicuri.