Passo Monte Croce Comelico (m 1650) – Malga
Nemes (m 1877) – Passo Silvella (m 2339) – Sella Quaternà
(m 2379) – Col Quaternà (m 2503-gr. a) - EE)
– Costa della Spina – Monte Spina - Candìde (m 1200).
(ore 6/7 E)
Coord.: Piazza P. – Palese W. ( 017
)
Il pullman ci lascerà al Passo
di Monte Croce Comelico (Kreuzbergpaß), ai piedi del Gruppo
del Popera. Dal Passo imbocchiamo la carrareccia (segnavia 131) di fronte
all'albergo. Iniziamo salendo, moderatamente, fino a un primo bivio
cui proseguiamo diritti. Giunti ad un secondo incrocio lasciamo la carrareccia
e proseguiamo per sentiero (segn. 131), che si svolge su zona paludosa,
il cui attraversamento ci sarà agevolato da passerelle in legno.
Poco avanti incontriamo una seconda carrareccia (segn. 131), che ci
porterà alla magnifica conca prativa della Malga-Rifugio Nemes
(m 1877 – ore 1,30 ca.), ben visibile alla nostra destra. Lasciamo
il pianoro della Malga per proseguire, su carrareccia in moderata pendenza
(segn. 146), che risale, panoramica, sul versante nord della Vallorera.
Alla nostra destra due forti che, probabilmente, costituivano la linea
di difesa con il Col Quaternà. Superiamo il torrente Padola su
ponticello di legno, per portarci alla Capanna Vallorera (Hirtenhutte
m 2022), zona di pascolo per bovini e cavalli. Dalla Capanna una serie
di numerosi tornanti ci farà risalire al Passo Silvella (m 2329)
e da qui, in breve, alla sella del Quaternà (m 2379 - ore 3,00
ca.)
Siamo finalmente giunti sotto il Col Quaternà. Da questo punto
il Gruppo a) salirà diritto, per evidente sentierino, ripido
e faticoso, tra resti di fortificazioni militari, fino a sbucare sulla
cima,
presso la gran croce (m 2503 - fin qui ore 3.30).
A mezzogiorno i nostri “eroi delegati” accenderanno
i fumogeni in concomitanza con altri amici alpinisti, che hanno, contemporaneamente,
raggiunto la vetta di ben 150 Cime dolomitiche venete per festeggiare,
degnamente, il 150° anniversario i fondazione del C.A.I.
Il Col
Quaternà deriva il suo nome dal medievale COLTRUNA' che significa
colle turrito. Per questo motivo faceva parte delle opere di difesa
contro gli austriaci nella prima guerra mondiale. Sotto la croce è
infissa una lapide che ricorda i caduti in guerra.
Il panorama che si offre da lassù è bellissimo e spazia
a 360°: Gruppo del Popera, Valle di Sesto, in secondo piano le innevate
Alpi Austriache, Sella dei Frugnoni con la casermetta...
la cresta di confine con il Monte Cavallino, i Brentoni e il Tudaio,
mentre sotto di noi vediamo evidente il percorso verso il Rifugio Malga
di Nemes.
Dalla Sella del Quaternà, dopo la meritata sosta, riprendiamo
il cammino per percorrere la lunga, dolce e remunerativa “Costa
della Spina” che, tra panorami mozzafiato a 360°, ci porterà,
prima, a raggiungere le pendici del Col Rosson (m 2305), poi il Monte
Spina (m 1967). Da qui scenderemo, decisamente, lungo il Coston Sommo,
su sentiero e carrareccia, fino a Casamazzagno e Candide (m 1200) dove
ci verrà a recuperare il pullman (ore 7 ca.)
Variante discesa, più veloce,
per Gruppo a) ed eventualmente Gruppo b) in base al tempo,
meteorologico e non, che avremo a disposizione:
Scesi dalla Cima del Col Quaternà fino alla sella de Quaternà
prendiamo la strada militare (segn. 173) che, per un breve tratto, segue
la Costa della Spina per poi scendere, decisamente, ma con pendenza
moderata da numerosi tornanti, fino a portarci ad un bivio a q. 2053.
Al bivio prendiamo alla nostra destra (segn. 149) per giungere, in breve,
prima alla Casera di Rinfreddo (m 1867) e, poco dopo, alla Casera Coltrondo
(m 1879). Dalla casera la discesa si fa più decisa, inizialmente
ancora su carrareccia e poi su sentiero, fino in prossimità del
Lago dei Rospi (m 1726). In corrispondenza del Lago prendiamo, a destra,
la carrareccia fino ad incrociare, a quota 1715 m, il sentiero 131,
che, in breve, seguendo l’itinerario di andata, ci riporterà
al Passo di Monte Croce Comelico. (ore 6/7 ca)
La geologia
L'itinerario ci consente di osservare le rocce più antiche del
Comelico, le filladi, che risalgono fino a oltre 500 milioni di anni
fa (Cambiano-Ordoviciano). Si tratta di rocce dal colore scuro, spesso
venate da selce bianca, e dal tipico aspetto "fogliettato"
(scistosità) e fitte pieghe quasi "strizzate". Esse
si rinvengono lungo la gran parte del tracciato, sono antichissime sabbie
e limi, deposte in mare poco profondo, che il tempo ha cementato trasformandoli
in arenarie e siltiti.
Il loro aspetto attuale è dovuto, principalmente, alle grandi
trasformazioni subite 300 milioni di anni fa (Carbonifero). Finiti a
grande profondità, subirono l'effetto dell'alta temperatura quivi
esistente; coinvolti, poi, nella formazione di un'antica catena montuosa
(Catena Ercinica) furono pure soggetti ad altissime pressioni. E' si,
perché il Col Quaternà, è un vecchio camino vulcanico
(neck) formato da una roccia più resistente (lava vulcanica)
rispetto a quello che lo circondava (il vulcano) che con il tempo si
è smantellato essendo formato da rocce più alterabili,
lasciando così la testimonianza del solo camino centrale che
raggiunge la quota 2503m.
Ciò fece ricristallizzare i minerali contenuti in altri più
stabili, trasformando la roccia in un vero e proprio scisto (roccia
metamorfica).
Oltre alle rocce vulcaniche del Col Quaternà, in prossimità
del Passo di Monte Croce Comelico, si può osservare uno degli
affioramenti più belli ed estesi delle Arenarie di Val Gardena
(sono arenarie rosse di origine fluviale che derivano dallo smantellamento
delle piattaforme, prevalentemente vulcaniche, che emergono verso est;
la colorazione rossa testimonia, oltre che l'origine continentale, anche
un ambiente arido desertico).