Gruppo delle Odle-Sass Rigais - Crep de la Port
30 giugno 2013 – ore 6,30

Gr a): Selva di V.G.-Larciunei (m 1608) - Val Lunga - attacco Ferrata Sandro Pertini (m 1730) – Rif. Stevia (m 2312) – Forc. Dla Piza (m2489) – Rif. Firenze (m 2037) - Rif. Col Raiser (m2107) – Selva di V.G. (Parch.Funivia -m 1525). (ore 6 ca - EEA)
N.B.: per Gr. a) obbligatori casco e imbragatura regolamentari.

Gr.b) Parch. Funivia (m 1525) – Col Raiser – Rif. Fermèda (m 2111) – Rist.
Secèda (m 2475) – Rif. Firenze – Selva di V.G. (Parch. Funivia). (ore 5 ca - E)
Coord.: Didonè L. – Palese W. ( 05 )

Il luogo di partenza della ferrata “Sandro Pertini” al rifugio Stevia è Selva di Val Gardena, nella zona denominata Vallunga, una magnifica valle di origine glaciale, che fa parte del Parco naturale Odle-Puez. Dall’abitato di Selva si seguono le indicazioni per “Vallunga” fino al parcheggio (a pagamento), dove si trova anche la baita-ristoro “La Baita Ciajota” (1650mt), che segna l’entrata del Parco e della Valle.

AVVICINAMENTO
Dal parcheggio, attraverso la cancellata in legno, inoltrarsi nella valle e dopo 50m ca., ad una diramazione, imboccare la strada sterrata di sinistra (sulla destra, invece, c’è un sentiero che conduce alla Cappella di S. Silvestro). Dopo circa 300m la strada sterrata entra nel bosco ed inizia a salire. Successivamente, ad un incrocio, proseguire diritti, ignorando le indicazioni, a destra, per il rifugio Puez. La strada ora diventa ripida e, verso la fine, ad un ometto di sassi, deviare a sinistra per un piccolo e ripido sentiero, che porta, in pochi minuti, direttamente all’attacco della ferrata (m 1730).
Si potrebbe, comunque, continuare anche lungo la strada sterrata, fino ad incontrare un grosso blocco di roccia (partenza della teleferica di rifornimento del rifugio Stevia). Giunti davanti al blocco attraversare, verso sinistra, l’alveo secco di un ruscello e salire in diagonale, per 30 m ca., fino ad un piccolo ghiaione di scolo dove, a sinistra, nei pressi di un grosso albero, parte il percorso attrezzato. Si consiglia di prepararsi per la salita sulla destra del ghiaione di scolo, poiché più sicuro da caduta sassi, in quanto la Via segue inizialmente uno sviluppo piuttosto perpendicolare rispetto all'attacco.

LA FERRATA
L'attacco della Via non è attrezzato, quindi si superano alcuni metri di roccette, non impegnativi, per raggiungere il cavo. Pochi metri di cavo, in appoggio, e si raggiunge un breve sentiero, a sinistra, che conduce, in pratica, al vero attacco della Via, dal quale inizia lo sviluppo verticale della Via, che caratterizzerà gran parte del percorso. Si parte quindi superando comunque roccette piuttosto arrampicabili, caratteristica costante anche questa della Via, avendo a sinistra il Sassolungo, fedele compagno lungo l'intera escursione. La progressione, in questo primo tratto, non è particolarmente impegnativa, nonostante l'esposizione, non essendoci la presenza di placche levigate o passaggi particolarmente ostici. Si raggiunge una serie di staffe metalliche che sottolineano, comunque, la volontà degli ideatori del percorso di non voler alzare eccessivamente il grado di difficoltà della progressione. Oltre le staffe, a sinistra, si trova una scala ed, all'uscita, una staffa che fornisce un ulteriore appoggio là dove, comunque, gli appoggi abbondano mentre, sotto, la visuale dà il senso di esposizione e perpendicolarità dello sviluppo rispetto all'attacco.

Si traversa facilmente a destra poi a sinistra, dove si trova anche uno dei pioli metallici sparsi qua e là lungo il percorso e, tramite una breve cengia ed una ulteriore staffa, si raggiunge uno spigolo verticale piuttosto suggestivo, ma la tipologia della roccia agevola molto la progressione. La verticalità iniziale dello spigolo cala notevolmente dopo pochi metri. Da qui inizia una continua alternanza di brevi tratti verticali, in appoggio, a brevi traversi che costantemente "proiettano" la Via a sinistra rispetto all'attacco, arrivando così al termine della prima parte, dove il cavo si interrompe ed un breve sentiero porta all'attacco del secondo tratto attrezzato (1910 m). Si parte, eventualmente con l'ausilio anche di una staffa ed un piolo, si trovano poi alcune facili roccette che, a destra, conducono ad un sentiero ed, in pochi passi, il cavo riprende in diagonale a sinistra dove la roccia, essendo ancora a quota relativamente bassa, è mista a vegetazione. Si continua a superare una serie di roccette che se, da un lato, non hanno certo la caratteristica della varietà dei passaggi, dall'altro risultano piuttosto arrampicabili e divertenti, con la qualità della roccia che tende ulteriormente a migliore man mano che si guadagna quota, assumendo una colorazione più rosea e suggestiva alla luce del sole. Alcuni gradoni si alternano a brevi tratti più verticali, si sfiora un'esposta placca verticale che si evita, a destra, tramite il bel traverso "Pradari" al termine del quale uno spigolo e facili roccette portano alla base del torrione finale da considerare, dal punto di vista estetico, la parte più interessante della salita. L'accesso a quest'ultima sezione è abbastanza singolare in quanto si aggira uno spigolo roccioso, per raggiungere una scala metallica, disposta in orizzontale, che consente di superare un profondo crepaccio, oltre il quale un sistema di funi metalliche assicura scala e parete. Pochi metri lungo una rara placchetta, attrezzata comunque anche con staffa e si risalgono alcuni metri verticali, ma non per questo difficoltosi, fino ad una cengia che, a sinistra, oltre alla possibilità di ammirare un notevole panorama, conduce alla base di un lungo diedro (Gran diedro -50 m ca.). La verticalità, del diedro, visto da sotto, può creare un certo timore ma, sia la presenza di staffe, che la quantità di appigli, rendono la risalita sicuramente più divertente che difficoltosa, pur non sottovalutando comunque il tratto, in particolare da parte di chi, a questo punto della Via, inizi a risentire della stanchezza. Si attacca il diedro, si raggiunge la serie di staffe, si cercano gli appoggi migliori per non stancare le braccia e si giunge alla scala metallica, visibile già da bassa quota, oltre la quale un piccolo traverso esposto porta ad una nicchia naturale, dove è conservato il libro di vetta e nei cui pressi, sulla sinistra, è presente un suggestivo rilievo in legno raffigurante la Madonna col Bambino. Uno sguardo al tratto verticale appena risalito e si riparte verso il termine della Via; si aggira lo spigolo, si supera un salto verticale ed, in pochi metri, si guadagna il termine del cavo e della Via ferrata (2140 m). Da questo pianoro, per semplici prati ed in leggera salita, passando sopra un caratteristico arco naturale (visibile però solo dal sentiero normale di discesa) si arriva, dopo 20' ca., al rifugio Stevia (m 2312). Il sentiero è ben segnalato con frecce e bolli rossi. Panorama, come al solito nelle Dolomiti, strepitoso che, da destra verso sinistra, dà modo di ammirare il Catinaccio, il Sassolungo, il Gruppo del Sella, il Gruppo del Cir ed il Castello del Chedul, oltre a tutta la valle sottostante (la Vallunga ed il paese di Selva).

DISCESA (per il rientro diretto a Selva)
Dal rifugio Stevia seguire le indicazioni per Selva di Val Gardena, imboccando il sentiero n.17 denominato S. Silvestro,che porta al rifugio Juac. Quindi in direzione Selva e,dopo aver superato un piccolo laghetto,prendere la strada sterrata di sinistra raggiungendo il sentiero della Via Crucis in località Daunei,sopra l’abitato di Selva. Infine per esso fino al parcheggio della Vallunga. In alternativa, dopo 20' ca. di sentiero dal rifugio Stevia, prendere a sinistra il sentiero n.17A chiamato la Palota, che più rapidamente scende alla località Daunei (1.30h).

CONSIDERAZIONI
Le caratteristiche principali della Via sono sostanzialmente 2; da un lato la ferrata non offre gran varietà di passaggi sviluppandosi in gran parte lungo roccette attrezzate piuttosto verticali ma, proprio quest'ultime, donano alla Via la seconda caratteristica di notevole arrampicabilità senza dover necessariamente "demolire" le braccia con una continua trazione sul cavo. Un discorso a parte merita la classificazione della difficoltà. La Via ferrata Pertini è generalmente valutata, nella media delle Vie ferrate Dolomitiche, piuttosto impegnativa, ma è probabile che tale giudizio venga raggiunto ed attribuito a causa della notevole e costante esposizione che può "intimorire", mentre, dal punto di vista puramente tecnico, l'ottima e talvolta eccessiva attrezzatura, nonché la gran quantità di appigli-appoggi naturali, fanno sì che la quantità di passaggi "difficili" si riduca al minimo. Rimane comunque sotto intesa la soggettività, come sempre, dei giudizi.

DISCESA verso il Rifugio Firenze:
Dal Rifugio Stevia prendiamo il sent. n. 4 che, in direzione Nord, risalendo i pendii del Monte Stevia ci porterà alla Forcella dla Piza (m 2489). Dalla Forcella scendiamo decisamente, inizialmente con un po’ di prudenza, lungo il versante Nord del Monte Stevia, seguendo sempre il segnavia n. 4, per portarci al meraviglioso pianoro su cui sorge il Rifugio Firenze (m 2037), presso il quale ci ricongiungeremo con gli amici del gruppo b) (ore 1,30 circa dal Rif. Stevia)

Percorso Gruppo b)
Raggiunto il Col Raiser tramite l’omonima funivia ci porteremo a raggiungere, in direzione Nord, il sentiero n. 2. Noi lo prenderemo verso sinistra per giungere, in breve al Rifugio Fermeda (m 2117). Dal Rifugio risaliamo le dolci balze erbose dell’Alpe Mastle , lasciando presto il sent. n. 2, per prendere il sent. n. 6, che si diparte alla nostra destra per portarci prima al Rif. Mastle e poi al Rif. Sophie (m 2412). Da qui sarebbe consigliabile una ulteriore piccolo sforzo per portarci al Piz Seceda (m 2518), da cui il verde pianoro lascia spazio al precipitante versante Nord. Meraviglioso il panorama che potremo godere da questo pulpito.
Rientrati verso il Rif. Sophia continuiamo lungo il sent. 6 che lasciamo proseguire in direzione della Forc. Pana, unico e particolare valico verso la valle di Funes. Noi giriamo a destra, prima sent 2a e, poi, ancora a destra per il sent. 7, che ci farà raggiungere il piccolo, meraviglioso ed accogliente Rif. Trojer (m 2250), che merita sicuramente una nostra sosta se non altro per gustare la loro ottima birra. Lasciato il Rif Troier una dolce discesa, con qualche impercettibile saliscendi, ci porterà a raggiungere il Rifugio Firenze (m 2037) presso il quale attenderemo l’arrivo del Gruppo a) (ore 3/4 circa fino a qui)

Dal Rifugio Firenze i Gruppi riuniti potranno scendere, agevolmente, a Selva di Val Gardena lungo la mulattiera (segnavia 1-4) o, in alternativa, prendere inizialmente il sent. 4 che, aggirando il Col Raiser ci porterà a raggiungere Gamsbiut (m 1952). Da qui, lasciato il sent. n. 4 scendiamo alla mulattiera (n. 4) che raggiungiamo a quota 1813. Da questo punto, in breve al parcheggio della funivia per il Col Raiser, dove troveremo ad attenderci il Pullman. (ore 1,30 circa dal Rif. Firenze)