Il Montello conservò la sua importanza di bosco per tutto il Medio-Evo, ma solo più tardi, durante il periodo della Repubblica Veneta (1400-1797), ricevette particolari cure e attenzioni di tipo ecologico-forestale. La Serenissima ebbe particolarmente a cuore il bosco del Montello e già nel 1471 fece proclamare la famosa legge del “bando” espropriando i lembi boschivi dai privati che se ne erano parzialmente impossessati, affidandone la custodia ai Comuni. Il Montello divenne così riserva dell’Arsenale. Nel 1515 i tredici comuni vicini al bosco venivano obbligati a provvedere alla sua custodia attraverso l’elezione di appositi “Saltari ”. Un bando del 1519
ordinava ”la rovina di tutte le fabbriche del Montello”,
ovvero la demolizione di tutte le costruzioni erette sul Montello. Una fitta sequela di leggi, decreti, ”terminazioni ” doveva garantire l’integrità del bosco per tutto il periodo della Repubblica. Il Montello era un bosco ben delimitato a nord dal corso del fiume Piave e a Sud da uno stradone di esclusiva proprietà erariale (lo Stradone del Bosco) e da un fosso al quale nel 1788 venne aggiunta una siepe viva (proibito guastarla sotto pena di 5 ducati di multa). A quei tempi il Montello doveva essere
il gioiello dei boschi della Repubblica se da una ordinanza del 1744
risultava “essere il bosco dovizioso di piante di ogni genere”,
piante di rovere o farnia (il bosco era un querceto quasi puro) adatte
ad ogni sorta di utilizzazioni. Con il tramonto della Repubblica di
S. Marco tutto il territorio veneto subì un gravissimo danno al
patrimonio boschivo accompagnato dall’abbattimento di numerosissime
querce. Il Montello tuttavia conservava ancora la sua importanza e un
decreto del 27.5.1811 del Governo Italico (dominio francese)
ridusse il bosco a demanio statale. Il secondo periodo del governo austriaco
che seguì (1815-1866) frenò in parte il disordine boschivo
(gli austriaci ripristinarono il Codice del 1803 promulgato nel Lombardo-Veneto
in materia di delitti e trasgressioni). Era la cosiddetta legge Bertolini. Tale legge, ispirata da “propositi sociali”, stabiliva che la ripartizione dei terreni rinvenuti fosse assegnata per metà alle famiglie povere dei “pisnent” e per metà che fosse venduta ai privati. “Pisnent ” era un termine che indicava gli abitanti del Montello fin dal 1600 e da qualcuno interpretato come “due volte gnente”, mentre secondo Boerio G., nel suo Dizionario veneziano, “Pisnent ” era un povero bracciante giornaliero privo di ogni diritto, che non aveva più niente da perdere (“Pisnent ” = più niente). Nel 1893 il Consorzio
dei comuni stabilisce la divisione del territorio in 1224 quote
e 386 poderi interessando complessivamente 2400 famiglie.
Si decise e si realizzò inoltre la costruzione di 20 strade
di accesso dominante “prese” che attraversano
il Montello da Nord a Sud. Vittor Luigi Paladini nel suo libro “Asolo e il suo territorio” (1892) così descrive il Montello pochi mesi dopo il suo totale disboscamento:
Del grande bosco, dei suoi roveri e della loro secolare vitalità, per la nostra generazione non resta altro che un ricordo lontano e silenzioso. Attualmente, nonostante l’assoluto dominio della robinia e il massiccio nonché in certi casi disordinato intervento antropico (oltre alle colture diffuso è il fenomeno della casa per la villeggiatura di fine-settimana), il bosco presenta ancora lembi di notevole interesse naturalistico. |